Breve storia dei referendum

Referendum - Schede

Tra le diverse vicende italiane risultano particolarmente interessanti gli esiti derivanti dall’applicazione dell’istituto del referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, al quale si è fatto più volte ricorso negli ultimi trent’anni. Tale istituto di democrazia diretta, però, sembra aver subito un forte ridimensionamento, in particolare durante l’ultimo decennio, in seguito ad una marcata astensione (il mancato raggiungimento del quorum del 50% più uno, infatti, comporta l’invalidazione del risultato e, dunque, la sconfitta dei sostenitori del “sì”). La bassa partecipazione ai referendum è stata interpretata in buona parte come opposizione ai singoli quesiti o all’uso indiscriminato dell’istituto referendario. Un caso a parte è rappresentato dal primo referendum confermativo dell’ottobre 2001 sulla legge di riforma costituzionale in materia di federalismo. Alla consultazione si sono recati il 34% degli elettori e i “sì” sono stati circa i due terzi. Il referendum confermativo, peraltro, non richiede quorum costitutivi o deliberativi.   DAL REFERENDUM SUL DIVORZIO (1974) a quelli del giugno 2003, gli italiani sono stati chiamati a votare su 55 quesiti: 35 hanno superato il quorum e, tra questi, il “sì”(abrogazione della norma) ha vinto in 19 occasioni.
Nel periodo 1974-2003, le consultazioni referendarie sono state 13 (quella del 2005, dunque, è la 14ª): in 8 (dal 1974 al 1987, poi nel 1993 e nel 1995) si è raggiunto il quorum, con percentuali di votanti variabili fra il 57% (1995) e l’87,7% (1974); in 5 (1990, 1997, 1999, 2000, 2003) il quorum non è stato raggiunto (l’affluenza è stata compresa fra il 25,7% del 2003 e il 49,6% del 1999).
Di seguito, vengono riassunti altri risultati derivanti dalle consultazioni referendarie: – il referendum con più “sì” è stato quello sulla preferenza unica per le elezioni della Camera dei deputati (1991, 95,6%); – il referendum con meno “sì” (ma con l’abrogazione) è stato quello sulla privatizzazione della RAI (1995, 54,9%);
– il referendum con più “no” (mantenimento della norma) è stato quello del 1981 sull’aborto (proposta dei Radicali, estensiva), con l’88,4%; – il referendum con meno “no” (ma con il mantenimento della norma) è stato quello del 1995 sulle rappresentanze sindacali (primo quesito, 50,03% di no); – sui 20 quesiti per i quali non è scattato il quorum, in 19 casi hanno vinto i “sì”; – il quesito senza quorum che ha avuto più “sì” è stato quello sull’uso dei pesticidi (1990), con il 93,5%; – il quesito senza quorum che ha avuto meno “sì” (ma, comunque sia, una maggioranza di “sì”) è stato quello del 2000 sulle trattenute sindacali (61,8%); – la percentuale media dei votanti (1974-2003) è stata pari al 59,1%: negli anni ’70, 84,4%; negli anni ’80, 74,1%; negli anni ’90, 53,2%; nel periodo 2000-2003, 29,0%; – la percentuale media dei “sì” (sui voti espressi) è stata del 57,6%: negli anni ’70, 35,9%; negli anni ’80, 48,9%, negli anni ’90 e 2000: 65,3%; – nelle 8 consultazioni fra il 1974 e il 2003 nelle quali si è raggiunto il quorum, in ben 7 occasioni hanno prevalso soltanto i “no” oppure i “sì”, mentre soltanto nel 1995 c’è stato un voto “difforme” (7 “no”, 5 “sì”).   La scheda che segue propone una breve lettura dei risultati riportati dai singoli temi oggetto di referendum, che si sono susseguiti dal 1974 al 2003: 1974, affluenza alle urne 87,7%: 1) divorzio: “no” 59,3%. Poco dopo l’approvazione (1970) della legge di attuazione del referendum, cominciò la raccolta delle firme per abrogare la legge sul divorzio. Per il primo scioglimento anticipato di ambedue le Camere, il voto slittò al 12 maggio 1974. Vinsero i “no”, con il 59,3%.   1978, affluenza 81,2%: 1) finanziamento partiti: “no” 56,4%; 2) legge Reale: “no” 76,5%.
L’11 giugno 1978 si vota sulla cosiddetta legge Reale (ordine pubblico) e sul finanziamento pubblico dei partiti. Vincono i “no”.   1981, affluenza 79,4%: 1) aborto (Radicali): “no” 88,4%; 2) aborto (Movimento per la vita): “no” 68%; 3) abolizione ergastolo: “no” 77,4%; 4) ordine pubblico: “no” 85,1%; 5) porto d’armi: “no” 85,9%. Il 17 maggio 1981 i referendum sono 5: 2 sull’aborto (1 radicale per l’allargamento, l’altro del Movimento per la vita per la restrizione).
Gli altri 3 vogliono abrogare la cosiddetta legge Cossiga sull’ordine pubblico, l’ergastolo e il porto d’armi. Ancora una volta vittoria dei “no”.   1985, affluenza 77,9%: 1) scala mobile: “no” 54,3%.
Il 9 giugno 1985 si vota sulla proposta di abrogare il taglio dei punti di scala mobile. Le firme sono raccolte dal Pci. Anche in questo caso la vittoria andrà ai “no”, con il 54,3%.   1987, affluenza 65,1%: 1) nucleare (uno): “sì” 80,6%; 2) nucleare (due): “sì” 79,7%; 3) nucleare (tre): “sì” 71,9%; 4) responsabilità giudici: “sì” 80,2%; 5) commissione inquirente: “sì” 85%.
L’8 novembre 1987 si vota per 5 referendum, 3 dei quali sul nucleare (l’incidente di Cernobyl è del 1986). Gli altri 2 riguardano la responsabilità civile dei giudici e la commissione inquirente. Per la prima volta vincono i “sì”, in tutti e 5 i casi.   1990, affluenza 43,1%: 1) caccia (uno): “sì” 92,2%; 2) caccia (due): “sì” 92,3%; 3) pesticidi: “sì” 93,5%.
Il 3 giugno 1990 si vota su 3 referendum di iniziativa ecologista, 2 sulla caccia e 1 sui pesticidi. I “sì” sono più del 90%, ma il numero dei votanti non raggiunge il 50%.   1991, affluenza 62,4%: 1) preferenza unica Camera: “sì” 95,6%.
Il 9 giugno 1991 si vota per abrogare le preferenze elettorali. In precedenza erano state respinte dalla Consulta altre 2 richieste (sistema elettorale di Senato e Comuni).   1993, affluenza 76,9%: 1) legge elettorale Senato: “sì” 82,7%; 2) ambiente: “sì” 82,6%; 3) finanziamento partiti: “sì” 90,3%; 4) stupefacenti: “sì” 82,6%; 5) abolizione ministero partecipazioni statali: “sì” 90,1%; 6) abolizione ministero agricoltura: “sì” 70,2%; 7) abolizione ministero turismo: “sì” 82,3%; 8) casse di risparmio: “sì” 89,8%.
Il 18 aprile 1993 si vota su 8 referendum. Gli elettori rispondono con 8 “sì”. Il voto più importante è quello che modifica in senso maggioritario la legge elettorale del Senato. Aboliti 3 ministeri (Agricoltura, Turismo e Partecipazioni statali), il finanziamento pubblico dei partiti, le nomine politiche nelle Casse di Risparmio.   1995, affluenza 57%: 1) privatizzazione RAI: “sì” 54,9%; 2) rappresentanze sindacali (uno): “sì” 62,1%; 3) rappresentanze pubblico impiego: “sì” 64,7%; 4) soggiorno cautelare: “sì” 54,9%; 5) contributi sindacali: “sì” 56,2%; 6) rappresentanze sindacali (due): “no” 50,03%; 7) commercio: “no” 64,4%; 8) orario negozi: “no” 62,5%; 9) concessioni televisive: “no” 57%; 10) elezioni comuni minori: “no” 50,6%; 11) interruzioni pubblicitarie: “no” 55,7%; 12) raccolta pubblicitaria: “no” 56,4%.
L’11 giugno 1995 si vota per 12 referendum. Il “no” vince sui quesiti più importanti che riguardano la cosiddetta legge Mammì, e la richiesta di modificare il sistema elettorale per i comuni.   1997, affluenza 30,2%: 1) caccia: “sì” 80,9%; 2) abolizione ordine giornalisti: “sì” 65,5%; 3) carriere magistrati: “sì” 80,9%; 4) incarichi extragiudiziari magistrati: “sì” 85,6%; 5) abolizione ministero politiche agricole: “sì” 66,9%; 6) obiezione coscienza: “sì” 71,1%; 7) privatizzazioni: “sì” 74,1%.
Il 15 giugno 1997 niente quorum per i 7 referendum superstiti (dei 30 iniziali). Si vota su ordine dei giornalisti, golden share, carriera e incarichi extragiudiziari dei magistrati e altri.   1999, affluenza 49,6%: 1) abolizione quota proporzionale: “sì” 91,5%.
Il 18 aprile 1999 fallisce il referendum per l’abolizione della quota proporzionale nel sistema elettorale per la Camera.   2000, affluenza 32,2%: 1) abolizione quota proporzionale: “sì” 82%; 2) incarichi extragiudiziari magistrati: “sì” 75,2%; 3) finanziamento partiti: “sì” 71,1%; 4) Consiglio superiore magistratura (Csm): “sì” 70,6%; 5) separazione carriere magistrati: “sì” 69%; 6) trattenute sindacali: “sì” 61,8%; 7) articolo 18 Statuto dei lavoratori: “no” 66%.
Si vota per 7 referendum abrogativi. Nessuno di loro raggiunge il quorum. Il “sì” ha, comunque sia, la maggioranza nei referendum per l’elezione del Csm, gli incarichi extragiudiziali dei magistrati, la separazione delle carriere, i rimborsi elettorali, le trattenute sindacali e l’abolizione della quota proporzionale.   2003, affluenza 25,7%; 1) reintegrazione lavoratori (“articolo 18”): “sì” 87,4% (in Italia; fra gli italiani all’estero, 71,1%); 2) servitù coattiva di elettrodotto: “sì” 86,3% (in Italia; fra gli italiani all’estero, 67,2%).
Nel giugno 2003 non raggiungono il quorum i 2 referendum abrogativi sull’estensione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e la servitù coattiva di elettrodotto. Per la prima volta votano anche gli italiani all’estero presso i consolati.

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