Tutela dei minori. P. Sabbarese (referente Vaticano): “Cresce sul territorio la cultura della prevenzione”

Il religioso presenta la seconda rilevazione sulla rete territoriale promossa dalla Conferenza episcopale italiana: "Aumentano le iniziative di informazione e formazione, di sensibilizzazione e intervento; crescono e si qualificano le équipe di esperti in grado di garantire interventi efficaci"

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Cresce sul territorio la cultura della prevenzione e della tutela di quanti frequentano i nostri ambienti ecclesiali, specie se minori e vulnerabili e, grazie alla presenza di equipé di esperti in grado di garantire interventi qualificati ed efficaci, le iniziative di informazione e formazione, di sensibilizzazione e intervento”. Padre Luigi Sabbarese, referente per la tutela dei minori in Vaticano, presenta così la seconda rilevazione sulla rete territoriale sulla tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, promossa dalla Conferenza episcopale italiana (Servizio nazionale per la tutela dei minori). “I risultati variano da regione a regione – prosegue Sabbarese –, ma sostanzialmente si conferma una crescente sensibilizzazione sul fenomeno e una maggiore consapevolezza sull’ascolto delle segnalazioni”.

A quasi un anno dalla sua nomina come referente per la tutela dei minori presso il Vaticano, come ha sviluppato il cammino di lavoro in questi mesi?
Anzitutto è importante ricordare che il referente, ufficio ecclesiastico istituito, come in ogni diocesi della Chiesa Cattolica, con il motu proprio di Papa Francesco “Vos estis lux mundi”, ha il compito di coordinare attività di prevenzione e di formazione affinché gli operatori pastorali del vicariato sappiano come comportarsi nei confronti di segnalazioni o denunce che riguardano minori o adulti vulnerabili. Per quanto mi riguarda, in questi mesi ho cercato di avvicinarmi alle realtà pastorali presenti nel vicariato. A breve organizzeremo un primo incontro per sensibilizzare anzitutto i parroci e gli assistenti spirituali. L’obiettivo è ascoltare quanti hanno diretta responsabilità pastorale, formare chi ha incarichi pastorali e quanti collaborano con i parroci e i sacerdoti presenti sia nella basilica di San Pietro sia nelle parrocchie rispetto alla cultura della prevenzione e della tutela di quanti frequentano i nostri ambienti ecclesiali. In un secondo momento provvederemo a fare proposte operative che coinvolgano quanti operano all’interno del vicariato della Città del Vaticano. È necessario e importante verificare l’applicazione delle Linee guida e delle buone prassi nelle comunità e avviare, come si sta facendo ormai in ogni diocesi, iniziative di sensibilizzazione e prevenzione ma anche di promozione e formazione degli operatori pastorali.

Cosa emerge a suo avviso dalla seconda rilevazione?
Anzitutto la conferma di un deciso radicamento e di una diffusa operatività dei servizi e dei centri a servizio delle comunità. Risultano infatti in crescita le iniziative di informazione e formazione, di sensibilizzazione e intervento; crescono e si qualificano le equipé di esperti in grado di garantire interventi efficaci.

Naturalmente ciò varia da diocesi a diocesi e da regione a regione, ma sostanzialmente si conferma una crescente sensibilizzazione sul fenomeno e una maggiore consapevolezza sull’ascolto delle segnalazioni.

Tra i punti di forza, ad esempio, dei servizi diocesani, vengono indicati la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori e la gestione delle relazioni a livello diocesano con gli uffici pastorali diocesani e con i sacerdoti.

Cosa bisogna sviluppare?
Un aspetto da implementare riguarda i rapporti tra servizi ed enti non ecclesiastici, ancora scarsi e bisognosi di essere rafforzati in vista di un sistema integrato di tutela dei minori contro gli abusi di ogni tipo, anche attraverso il miglioramento dei flussi comunicativi.

Nei servizi diocesani e interdiocesani sono presenti qualificate religiose e religiosi che prestano la loro opera di ascolto, di accompagnamento e di intervento ad ogni livello.

Per il futuro, però, credo sia importante incrementare la collaborazione tra ordinari, soprattutto per evitare che vi siano negligenze negli interventi a seguito di segnalazioni e/o denunce.

E, forse, anche gli Istituti religiosi dovrebbero rendere più visibili servizi qualificati, oltre a quelli già presenti nell’organizzazione diocesana.

Usmi e Cism, in collaborazione con il Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori, hanno attivato lo scorso anno uno specifico percorso di formazione. Quanto è importante la formazione in questo ambito e a che necessità risponde?
Il corso ha evidenziato una necessità: informare per formare. Si è volutamente scelto di partire dall’ascolto delle persone ferite per poi tornare a mettere a fuoco, durante gli altri incontri, le varie manifestazioni delle diverse forme di abuso suggerendo elementi sia per il riconoscimento degli atti e delle situazioni relazionali abusanti, sia per la prevenzione. Ogni incontro ha avuto due fasi di proposta tematica, ognuna con un tipo distinto di uditore: i formatori/formatrici, e i/le giovani in formazione. Ciò ha permesso ai relatori di differenziare la proposta e ai partecipanti di recepire i contenuti in maniera personalizzata e di condividerli in un clima di dialogo e libertà. Più che presumere di trattare in modo esaustivo problematiche così complesse (e sulle quali non disponiamo ancora di sintesi definitive), si è cercato di proporre uno stile di approccio alle stesse, cercando di mettere insieme l’analisi riflessiva con il cammino che ognuno/a deve fare, a livello individuale e di gruppo, per consacrarsi a Dio con cuore libero da ogni ansia di possesso e dominio dell’altro. Un cammino aperto alla relazione, nel rispetto del mistero e della dignità di ogni persona, a partire dai più piccoli. Certamente quanto fatto è solo l’inizio d’un cammino che dovrà proseguire.

Si parla molto di abusi fisici e poco di abusi di potere, coscienza, spirituali. Cosa li favorisce?
Alla base di tutto c’è sempre l’abuso di potere. L’abuso di coscienza e spirituale si può più facilmente verificare nell’accompagnamento spirituale, quando ad esempio la relazione di accompagnamento pone al primo posto l’io e l’educatore diventa seduttore. In questo caso, il comportamento abusivo il più delle volte rimane nascosto nella relazione personale tra abusante e abusato. Sotto questo aspetto vi sono ancora poche denunce, mentre quelle di abuso sessuale sono di più e per questo si è sviluppata una più precisa legislazione canonica.

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