La missione dei cristiani oggi nel mondo

“La Chiesa è per natura sua missionaria” o anche “La Chiesa non può non essere missionaria”. Un principio fondamentale che dura da sempre, viene continuamente richiamato e durerà per sempre. Analogamente – ci ricordano spesso documenti del magistero - “La fede si accresce donandola”. Nel corso dei secoli e delle vicende ecclesiali, sia al proprio interno, sia nei riguardi della società, si sono declinati in modi diversi, a volte purtroppo contraddittori, questi principi, giungendo i credenti in Cristo a combattersi fra di loro, a mescolarsi con il potere temporale, a prevaricare sul, o a sostituire il, sistema socioculturale nazionale e mondiale, più che a fermentarlo. Del resto, non va dimenticato che proprio nell’ambito missionario, circa 110 anni fa, sorse il grande movimento ecumenico per poter offrire una testimonianza unitaria e credibile del Vangelo, finalmente memori della preghiera di Gesù al Padre: “Che siano una cosa sola”.

“La Chiesa è per natura sua missionaria” o anche “La Chiesa non può non essere missionaria”. Un principio fondamentale che dura da sempre, viene continuamente richiamato e durerà per sempre. Analogamente – ci ricordano spesso documenti del magistero – “La fede si accresce donandola”. Nel corso dei secoli e delle vicende ecclesiali, sia al proprio interno, sia nei riguardi della società, si sono declinati in modi diversi, a volte purtroppo contraddittori, questi principi, giungendo i credenti in Cristo a combattersi fra di loro, a mescolarsi con il potere temporale, a prevaricare sul, o a sostituire il, sistema socioculturale nazionale e mondiale, più che a fermentarlo. Del resto, non va dimenticato che proprio nell’ambito missionario, circa 110 anni fa, sorse il grande movimento ecumenico per poter offrire una testimonianza unitaria e credibile del Vangelo, finalmente memori della preghiera di Gesù al Padre: “Che siano una cosa sola”.
Tuttavia, non si può sottacere l’eurocentrismo se non addirittura l’italocentrismo (di cui papa Francesco si sta sbarazzando velocemente, ad es., con le nomine di cardinali) che ha caratterizzato negli ultimi secoli l’annuncio missionario. Ciò risulta evidente in alcune fasi della storia della Chiesa, sia nel continente americano che in quello africano o anche in Oceania, e forse meno, per il maggiore radicamento culturale di quelle tradizioni, nel continente asiatico, dove peraltro si tentò fin dal XVI secolo quella sana inculturazione, purtroppo frenata da “istanze” superiori, ma poi affermata con coraggio e con chiarezza dai documenti del Concilio Vaticano II, del cui inizio celebriamo i 60 anni: dal decreto “Ad gentes”, appunto sull’annuncio missionario ai popoli, alle dichiarazioni “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa e “Nostra aetate” sul rapporto con le religioni non cristiane, oltre che nella costituzione “Gaudium et spes” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, come pure, in prospettiva per così dire più interna al cristianesimo, nel decreto “Unitatis redintegratio” sull’ecumenismo, che ha raccolto e rilanciato appunto la rinnovata sensibilità “missionaria” unitaria.
Il modo di attuare quei principi fondamentali, infatti, è cambiato e può – anzi deve – cambiare. Negli ultimi decenni, stimolati proprio dal Concilio e dalla sua progressiva interpretazione (o “receptio”), ci si è resi conto che, pur nel lodevole impegno, ispirato dal Vangelo, per la promozione umana di tante popolazioni, ci si è lasciati prendere la mano da forzature culturali e, purtroppo, anche da pressioni improprie di vario genere per “convertire” al cristianesimo; mentre da qualche tempo ormai sappiamo con maggiore chiarezza che è il cristianesimo e ogni cristiano a doversi continuamente convertire, provocati dalla Parola universale. Va dato atto alle quattro Pontificie Opere Missionarie, di cui – come rileva il papa nel suo messaggio – ricordiamo quest’anno diversi anniversari, di aver sempre cercato di “rendere la missione evangelizzatrice della Chiesa veramente tale, indipendente cioè dalle ingerenze dei poteri mondani”. Ma non di rado, per iniziative personali o di parte, o per un’errata interpretazione della “missione”, si è giunti a comprimere determinate culture anziché promuoverle con il lievito del Vangelo (che – sottolinea papa Francesco – esclude ogni proselitismo); cosa di cui abbiamo imparato anche – insieme ai papi – a ravvederci e a chiedere perdono. Permane evidentemente il compito imprescindibile che viene dall’invito di Gesù – slogan di questa 96ª Giornata missionaria Giornata – “Sarete miei testimoni”, ma – ricorda ancora il papa nel suo messaggio per il 2022 – nella logica della “croce” e con la forza dello Spirito che, ci ricorda la Scrittura, “soffia dove vuole”. Il sottotitolo della Giornata recita: “Vite che parlano”. Annuncio e testimonianza vanno di pari passo, anzi si identificano, perché Cristo sia conosciuto e amato da tutti vedendo e incontrando una Chiesa veramente “in uscita”.

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