Quarta domenica di Quaresima: Dio è rispettoso della libertà dei figli

Dio ci ha voluti liberi, per questo non ci corre dietro a riempirci di consigli su cosa fare e non fare. Se noi fossimo veramente figli, lo sapremmo già. Invece preferiamo fare le nostre scelte e lui ci lascia fare. Per questo il figlio minore se ne va via senza che il padre dica una sola parola. Quello che a Dio importa di più è che noi stiamo con lui, per questo quando il figlio torna gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia, perché ha riavuto quello che aveva perso. Sembra quasi che sia lui, Dio, ad essere felice, più che il figlio

Quarto appuntamento con le riflessioni di padre Hanna Jallouf, che accompagneranno il cammino quaresimale verso la Pasqua. Padre Jallouf è il parroco latino di Knayeh, villaggio siriano non distante proprio da Idlib.


Le letture di questa Domenica intendono presentarci Dio come Padre amoroso e misericordioso. Dio ci ha voluti liberi, per questo non ci corre dietro a riempirci di consigli su cosa fare e non fare. Se noi fossimo veramente figli, lo sapremmo già. Invece preferiamo fare le nostre scelte e lui ci lascia fare. Per questo il figlio minore se ne va via senza che il padre dica una sola parola. Quello che a Dio importa di più è che noi stiamo con lui, per questo quando il figlio torna gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia, perché ha riavuto quello che aveva perso. Sembra quasi che sia lui, Dio, ad essere felice, più che il figlio.

Dio però è cosi rispettoso della libertà di noi, suoi figli, che ci lascia fare. Non ci impedisce di sbagliare.

Quando il figlio è solo, affamato e senza soldi, non si sente la voce del padre che lo chiama e lo sgrida. Non si sente nessuna voce. Solo la disperazione del figlio. Ed è a questo punto che il figlio rientra in se stesso, non segue più le voci che lo spingevano a fare della sua vita un giocattolo, ma capisce con la sua testa che la vita è molto più preziosa di qualunque capriccio,

di qualunque pubblicità che ti costringe ad avere questo o quello, di qualunque voglia di essere importante davanti agli altri. Il figlio capisce che è già importante: davanti a suo padre. Come noi siamo davanti a Dio. Solo a questo punto, può alzarsi dal suo fallimento e tornare a casa, dove ritrova l’amore autentico di un padre che fa la festa perché ha di nuovo il figlio che rischiava di perdere.

Nella mia parrocchia di Jisser, avevo una ragazza Cristiana, ma da quando ha fatto la prima comunione non è entrata più in chiesa, né durante le feste, né durante qualunque celebrazione sacramentale. Cecavo di parlare con lei, scappava sempre e trovava centomila scuse per non avvicinarsi.

Quando la città di Jisser è caduta nelle mani ribellii, ho sentito che ha proclamato la confessione musulmana, ma ero in dubbio di questa notizia; dicevo tra me, la tribolazione e la fame della Guerra li faranno ritornare,

e riscoprirà la vera fede, e nella mia mente sempre mi tornava la storia del figliol prodigo. Un giorno di Domenica, mentre iniziavo la Santa Messa, guardavo la gente e la trovavo nel primo banco in ginocchio, con gli occhiali neri per non far vedere i suoi occhi pieni di lacrime. Ho Ringraziato il Signore per questo regalo nel suo giorno. La ragazza si è inserita nel gruppo dei giovani ed è ritornata alla casa del Padre. Ecco la misericordia e l’amore di Dio non hanno confine, e le strade del Signore sono infinite.

(*) parroco latino di Knayeh

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