I 100 anni de “L’Amico del Clero”. Don Giaretti (Faci): “Una rete di comunicazione per unire tutta la Chiesa italiana”

“L’Amico del Clero”, nato a Vicenza, ha accompagnato i sacerdoti nei cambiamenti sociali e culturali dell’Italia, facendosi portavoce delle loro necessità. Tante le campagne sostenute in un secolo di storia di cui danno testimonianza le pagine del periodico: per la riforma della legislazione ecclesiastica, contro l’occupazione dei terreni beneficiari, in difesa delle Opere Pie, per la revisione delle imposizioni tributarie sul clero, in difesa dei benefici vacanti e per gli aumenti di congrua. Dopo il difficile dopoguerra seguito al primo conflitto mondiale, la Faci ha accompagnato i preti al passaggio del Concordato del 1929 sostenendoli nell’amministrazione dei benefici e poi, in seguito alla revisione del 1984, ha collaborato con la Conferenza episcopale italiana per la costituzione dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero

foto SIR/Marco Calvarese

“Il clero è assolutamente protagonista del processo di cambiamento d’epoca in atto. La diminuzione progressiva e vistosa delle vocazioni, forse dovuta al fatto che oggi nei giovani regna una grande difficoltà ad accettare il concetto del ‘per sempre’ o del dono visto anche come impegno un po’ faticoso, comporta evidentemente grandi difficoltà nella progettazione e nella realizzazione della pastorale”. Lo afferma don Maurizio Giaretti, presidente della Federazione tra le associazioni del clero in Italia (Faci), in occasione del centesimo anniversario della rivista ufficiale “L’Amico del Clero”.

Come è cambiata la rivista in un secolo?
Nel corso degli anni non c’è stato solo un cambiamento grafico, ovviamente adattato alle esigenze e allo stile del tempo, ma anche una continua evoluzione dal punto di vista dei contenuti. Da bollettino informativo è diventato rivista, non solo di informazione ma anche di formazione,

prendendo anche posizioni forti sui temi scottanti dei vari momenti storici talvolta difficili che la Chiesa italiana ha attraversato.

La rivista è sempre stata non solo “Amico” ma anche voce del Clero, voce di una federazione che in qualche modo è il simbolo, o l’immagine di un solo grande Presbiterio che raccoglie tutti i Presbiteri diocesani.

E in che modo si sono modificate le esigenze del clero?
In cento anni le cose sono cambiate, notevolmente cambiate, il Santo Padre stesso ha affermato che questa non è un’epoca di cambiamento ma il cambiamento di un’epoca. L’età avanza e talvolta si può riscontrare anche una certa solitudine nell’affrontare i problemi sia personali, come la salute, ma anche quelli legati al ministero. Insomma ci sono molti esempi di felici collaborazioni e reciproci aiuti con i laici, ma anche alcune situazioni tristi e critiche di solitudine e difficoltà.

Qual è oggi la missione della rivista?
È sempre la stessa, si è evoluta nella veste grafica, si è ampliata, è sempre orientata al miglioramento, ma la sua missione è sempre la medesima:

Formare ed Informare il clero!

Formare trattando tempi teologici, pastorali, giuridici, offrendo riflessioni e spunti di riflessione. Informare sulle varie scadenze e sulle variazioni di leggi e norme in tempo reale attraverso l’occhio attento e sapiente della redazione che vigila sempre sulle novità e si affretta a comunicarle.

In che modo è “vicina” ai sacerdoti?
La rivista è anche strumento di comunione, si sforza di creare vincoli di comunione e amicizia, poiché attraverso le sue pagine si crea una rete di comunicazione che tende ad unire tutta la Chiesa italiana creando quasi un unico “presbiterio ideale” che raccoglie ed accoglie tutti i presbiteri diocesani cono le loro tradizioni e peculiarità.

Quali prospettive per il futuro?
Certamente le migliori! Ossia quelle di crescere sempre, con costanza e determinazione, essere sempre al passo con i tempi per dare la possibilità ai sacerdoti di essere a loro volta sempre in grado di rispondere alle esigenze del popolo di Dio, ma anche alle esigenze giuridiche e legislative che regolano la vita comune, poiché anche con il rispetto delle leggi e delle scadenze si contribuisce a costruire una comunità serena che sa farsi carico delle necessità di tutti e di ciascuno.

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