30 anni del Sir: la nostra attenzione è per le persone

Vale la pena leggere e rileggere i testi che il Papa e il Presidente indirizzano al Sir, perché vi ritroviamo il senso della nostra professione. Oltre a sottolineare e ribadire le peculiarità del nostro lavoro quotidiano, fotografano appieno vizi e virtù dell’attuale stagione comunicativa. In un momento di grande sviluppo tecnologico, in cui molto spesso la qualità lascia spazio alla quantità e la verità è fagocitata dalla falsità (fake), è ancora possibile un’informazione fatta con “obiettività, rigore e verifica”, da preferire sempre “allo scoop solo apparentemente redditizio”. Il sogno dei nostri padri fondatori trova, probabilmente, oggi la sua realizzazione massima. Proprio perché è il tempo presente a richiedere un’informazione altra, non piegata a tutti quei modelli riduttivi che, ogni giorno, selezionano, interpretano e divulgano le notizie

Grazie, Santo Padre! Grazie, Presidente!
Non capita tutti i giorni di ricevere messaggi da personalità autorevoli in occasione di ricorrenze o anniversari particolari. Per questo, accogliamo con senso di gratitudine, e con grande responsabilità le parole che Papa Francesco e il Presidente Mattarella rivolgono al Sir per i trent’anni di vita. Scavano a fondo, fino alle fondamenta, di un progetto unico nel suo genere, che ancora oggi, a distanza di tre decenni, s’impegna a comporre il centro e le periferie con uno sguardo armonico.

Una realtà che è reciprocità comunicativa ricca di racconti di vita, così diversa e così unita, capace di coniugare, in modo generativo, pensieri, sensibilità e competenze.

Vale la pena leggere e rileggere i testi che il Papa e il Presidente indirizzano al Sir, perché vi ritroviamo il senso della nostra professione. Oltre a sottolineare e ribadire le peculiarità del nostro lavoro quotidiano, fotografano appieno vizi e virtù dell’attuale stagione comunicativa. In un momento di grande sviluppo tecnologico, in cui molto spesso la qualità lascia spazio alla quantità e la verità è fagocitata dalla falsità (fake), è ancora possibile un’informazione fatta con “obiettività, rigore e verifica”, da preferire sempre “allo scoop solo apparentemente redditizio”. Il sogno dei nostri padri fondatori trova, probabilmente, oggi la sua realizzazione massima. Proprio perché

è il tempo presente a richiedere un’informazione altra, non piegata a tutti quei modelli riduttivi che, ogni giorno, selezionano, interpretano e divulgano le notizie.

Assumono, allora, un sapore tutto particolare le consegne che oggi ci vengono ridonate. Quasi fossero delle promesse da rinnovare a trent’anni di distanza. Non hanno bisogno di commento o interpretazione, ma solo di adesione convinta, per seguire – anche se in tempi profondamente mutati – quel patto fondativo che nel 1988 portò alla nascita dell’Agenzia.
Scrive, tra l’altro, Papa Francesco: “Trent’anni non sono pochi, ma è questo il momento di pensare anche al futuro. Vi incoraggio a proseguire sempre sulla strada dell’innovazione, non trascurando però il vostro sguardo verso tutti i territori: italiani, europei, mediorientali, internazionali… Il territorio non è un semplice confine geografico, è qualcosa di più: indica l’esistenza delle persone che lo abitano. Sulla scia dei settimanali diocesani, fatevi voce di chi non ha voce. Continuate ad accendere i vostri fari informativi su tutte le periferie. Fatevi carico comunicativo delle storie che raccontate. Appassionatevi sempre di più alla verità. Siate custodi delle notizie”.
Sì, Santo Padre, noi giornalisti del Sir c’impegniamo a svolgere la nostra professione, non dimenticando mai chi è scartato e messo ai margini, anche e soprattutto dall’informazione. Non intendiamo aderire né tantomeno essere fautori della “cultura dello scarto”; vogliamo, invece,

essere promotori di percorsi di speranza:

i nostri punti di riferimento saranno sempre la persona umana e la sua dignità. Quell’essere custodi delle notizie è un’esortazione che diventa responsabilità di ciò che viene affidato. La nostra prima preoccupazione, così come avvenuto in questi decenni, non sarà la velocità nel dare le notizie, non sarà l’audience che queste potranno ottenere, ma l’attenzione da riservare alle persone. Su questo non saremo mai negligenti: se ciò dovesse accadere, verremo meno alla nostra missione, che trova radice “nel solco del giornalismo di ispirazione cristiana”.
Proprio come ricorda il Presidente Mattarella, che fotografa in modo emblematico l’impegno quotidiano del Sir: “Narrare, analizzare criticamente le vicende della nostra vita politica e istituzionale, evidenziare le pratiche delle forze vive che caratterizzano l’Italia”. E aggiunge: “L’irrobustimento delle voci espressive di identità e realtà rappresenta un servizio reso alla intera comunità della Repubblica: il pluralismo e la libertà delle opinioni sono condizioni imprescindibili per un Paese civile, come afferma la nostra Costituzione. In questo spirito desidero esprimere l’augurio che il vostro lavoro continui ad essere un contributo importante a una corretta informazione basata sul rispetto reciproco e sulla affermazione dei diritti della persona e delle comunità, valori su cui si fonda la nostra convivenza”.
Sì, Presidente, noi giornalisti del Sir facciamo nostro il Suo augurio con la promesse di continuare a costruire un’informazione fondata sull’ascolto: questo è un atto necessario allo svolgersi della comunicazione e prevede, per prima cosa, il silenzio, condizione indispensabile per ricevere ogni parola pronunciata e coglierne il giusto significato.

L’ascolto, fondamentale per la comunicazione, è fonte di relazioni vere, sempre nuove e diverse.

In queste relazioni, che diventano incontro con gli altri, si sviluppa un’informazione autentica, che non è semplice trasmissione di notizie, ma soprattutto disponibilità, arricchimento reciproco, relazione.
E qui non possiamo non cogliere ulteriore conforto e stimolo dal messaggio di Papa Francesco: “Vi auguro di essere sempre pronti all’ascolto e al dialogo sincero per lasciar emergere la verità. Vi incoraggio a puntare sempre di più sulla pienezza di un’informazione di qualità che sa costruire ponti di comprensione e dialogo. Camminate, come fatto finora, sui sentieri belli e faticosi del pensare, non scendendo a compromessi con nessuno. Siate liberi e lontani da modelli riduttivi. Aiutate a comprendere i fatti nella loro complessità e nel loro significato profondo”.
Sì, Santo Padre, accogliamo queste consegne impegnative, convinti che l’informazione è formazione. E, per questo, rifiuta ogni compromesso e ambiguità. Al contrario, sa far pensare proprio perché è pensata. Riteniamo che il pensiero non sia un esercizio elitario ma l’esperienza di ogni persona, di ogni popolo. Il pensiero è un dono affidato non solo agli intellettuali ma anche ai poveri, ai semplici, agli emarginati… Ecco, perché l’informazione deve essere libera.
Grazie, Santo Padre! Grazie, Presidente!

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