Fine Ramadan. Mons. Spreafico (Cei): “Non dobbiamo dare ragione alla paura. La fede è una grande porta aperta”

“La diversità mette paura e la paura è un sentimento normale di fronte a chi non si conosce, ma noi non dobbiamo dare ragione alla paura. Nella Bibbia, quante volte leggiamo: non temere, abbi fede. Significa che la fede è una grande porta aperta verso l’incontro con l’altro, la sua conoscenza e, quindi, il dialogo”. Intervista a monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, per la festa di "Eid El Fitr". Si conclude, infatti, oggi il Ramadan, mese nel quale tutti i musulmani del mondo hanno osservato il digiuno con tutte le sue regole

“Esprimiamo ai nostri fratelli e sorelle musulmane la nostra vicinanza in questo momento così importante per la loro vita spirituale. In questo tempo difficile, di grande contrapposizione in cui tante volte sembra che il mondo voglia portarci allo scontro e alla divisione, credo che il Ramadan vissuto dalla comunità musulmana come uno dei pilastri fondamentali della loro fede, possa portare anche nel nostro Paese frutti di pace, di bene e di reciproca comprensione e dimostrare che è possibile una convivenza migliore, più fraterna tra noi”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, sono queste le prime parole che il vescovo di Frosinone, monsignor Ambrogio Spreafico, in qualità di presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, esprime per la festa di “Eid El Fitr”. Si conclude, infatti, oggi il Ramadan, mese nel quale tutti i musulmani del mondo hanno osservato il digiuno con tutte le sue regole. Molti sono i vescovi italiani che hanno personalmente portato ai “fratelli musulmani” che vivono nelle loro città, gli auguri delle comunità cattoliche. L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, scrive nel suo messaggio: “Possa il Dio della Pace, della Giustizia e dell’Amore condurre tutti i credenti a operare insieme come convinti costruttori di un mondo nuovo”. Mentre a Bologna l’arcivescovo Matteo Zuppi esprime questo augurio: “Dio ricompensi abbondantemente coloro che hanno digiunato con fedeltà, sopportando la fatica del caldo e delle lunghe giornate”. Questi messaggi – commenta il vescovo Spreafico – sono

“un segno che dice che è possibile vivere insieme in questo Paese ed esprimere nella nostra differenza una fede che accoglie il diverso, lo straniero, il profugo. Un messaggio che dobbiamo dare insieme perché ne abbiamo tutti bisogno”.

Cosa intende dire?
La diversità mette paura e la paura è un sentimento normale di fronte a chi non si conosce, ma noi non dobbiamo dare ragione alla paura. Nella Bibbia, quante volte leggiamo: non temere, abbi fede. Significa che la fede è una grande porta aperta verso l’incontro con l’altro, la sua conoscenza e, quindi, il dialogo.

Le società europee stanno diventando sempre più multietniche e multireligiose ma non siamo capaci di rapportarci con la diversità. Che Italia deve emergere?
Sono convinto che gli italiani hanno nel cuore un profondo senso di accoglienza verso il diverso che oggi però viene oscurato da tanti fatti. È oscurato dalla paura, è oscurato da cifre che si danno sull’immigrazione che non sono reali. È oscurato da una propaganda che non aiuta la reciproca comprensione. Proviamo, allora, a capire meglio la realtà che abbiamo di fronte. L’immigrazione è un fenomeno che dobbiamo considerare a livello planetario. Non dobbiamo, cioè, dimenticare che ci sono Paesi del mondo, come il Libano e la Giordania, dove gli immigrati sono molti di più di quelli che noi italiani abbiamo accolto nel nostro Paese.

Teniamo aperto il cuore.

Governiamo il problema migratorio affinché tutti anche in Europa si prendano le loro responsabilità. E soprattutto ricordiamoci che siamo di fronte a esseri umani che non possiamo lasciare nel deserto o in mezzo al mare.

Spesso si vedono solo i problemi e i lati oscuri di una realtà. Che dono invece possono essere le comunità musulmane per il nostro Paese?
Un uomo e una donna di fede, al di là delle appartenenze religiose, sono un dono che arricchisce il luogo, la città, il paese. La fede, se vissuta nella sua profondità, come si vive durante il Ramadan per i musulmani o la Quaresima, l’Avvento e la Pasqua per i cristiani, può diventare occasione di grande rinnovamento spirituale in cui riscoprire anche le radici profonde dell’umanità. Quando un uomo e una donna vivono in maniera vera il proprio credo religioso, non può che uscire da questa fede un’energia di pace e di amore per gli altri. Perché l’amore di Dio è strettamente connesso all’amore per il prossimo, persino – noi diciamo – per il nemico.

Auguriamo oggi alle comunità islamiche che esprimano questa forza di pace e di amore che viene dalla fede nell’unico Dio.

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