Thailandia. Padre Bolgan (Pime): “Mi guardo indietro e mi accorgo che Gesù non ha mai smesso di chiamarmi”

Padre Massimo Bolgan (Pime), di Salzano (provincia di Venezia e diocesi di Treviso), ha raccolto il testimone di suo zio Vittorio, missionario in Brasile. Una vocazione cresciuta in famiglia che lo ha portato a operare nel Sud-Est asiatico, in Thailandia, Paese da cui traccia un ricordo del suo percorso vocazionale.

Il mese di ottobre è tradizionalmente dedicato ai missionari. Uomini e donne che, seguendo vari carismi, hanno “lasciato tutto” per andare nelle periferie del mondo ad aiutare i più poveri, i più soli, i più fragili. In queste settimane il Sir racconterà la loro vita quotidiana fatta di difficoltà, gioie, esperienze, spiritualità, attraverso le voci dei protagonisti raccolte dai settimanali diocesani di tutta Italia. Uno sguardo che dai territori si alza oltreconfine e ritorna qui, a incontrare tutti i nostri lettori.

Sono arrivato in Thailandia la prima volta 18 anni fa e mi accorgo che in me sono cambiate molte cose da allora. Come se anche la mia vocazione missionaria fosse cresciuta nel tempo… un bambino che cresce e che dopo un po’ di anni fatichi a dire che sia la stessa persona…

Tutto è nato all’epoca della quarta elementare, quando mio zio, padre Vittorio, missionario del Pime, è tornato dalla sua missione in Brasile per dedicarsi alle vocazioni missionarie della diocesi di Treviso. E’ venuto subito a casa mia per salutarci e sono stato colpito molto dalla sua figura imponente e dai suoi racconti avventurosi, e non ho fatto fatica a seguirlo fino al seminario del Pime di Preganziol (Treviso). Non so dire con esattezza in che momento preciso ho scoperto la mia vocazione missionaria… è stato come un mettere a fuoco sempre più un’immagine che era da sempre davanti a me. Non posso negare comunque che l’episodio che ha segnato fortemente il mio cammino è stata la morte prematura di p. Vittorio appena pochi mesi dopo la mia entrata in seminario in prima media. È come se mi avesse affidato il suo testimone e mi avesse detto che la vocazione missionaria è una chiamata ad offrire se stessi perché Gesù possa raggiungere il cuore di ogni uomo. Il riferimento non ero più io, ma quello che Gesù mi faceva capire giorno dopo giorno.

E, come per magia, eccomi ora qui, a 50 anni, nella mia missione di Fang all’estremo Nord della Thailandia nel mio venticinquesimo anno di Messa. Mi guardo indietro e mi accorgo che Gesù non ha mai smesso di chiamarmi e l’ha fatto attraverso tutte le persone che ho incontrato nella mia vita, a partire ovviamente dai miei genitori, fino ai 63 bambini che vivono con me e che proprio questa mattina mi hanno salutato prima di andare a casa per le vacanze.
Ogni loro sguardo è come lo sguardo di Gesù (Mc 10,21) che da solo dà senso alla mia scelta e che è l’unica cosa veramente importante che posso ridonare e che giustifica il mio essere qui.

In questo mese missionario Gesù ci ricorda che la messe è molta e ci invita a non chiudere gli occhi al suo sguardo d’amore perché attraverso i nostri occhi Lui possa raggiungere il cuore di tutte quelle persone che ancora non conoscono il suo nome.

Nella nostra comunità di Salzano sono molte le persone che non ho conosciuto di persona e spero che queste poche righe possano contribuire a farci sentire parte di una sola famiglia, e ringrazio con tutto il cuore tutti voi che vi ricordate di me ogni giorno nella preghiera.

Augurandovi un bellissimo mese missionario vi lascio con una frase di Santa Teresina patrona delle missioni e dei missionari: “Amare è donare tutto. E’ donare anche se stessi”.

(*) “La Vita del Popolo” (Treviso)

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