La gioia di essere sacerdote

Cristo porta gioia perché annuncia amore: questo devono fare coloro che, da lui consacrati con l'unzione sacerdotale, intendono comunicare il suo messaggio di liberazione dal peccato. Non si può annunciare la gioia dell'amore di Dio con il volto scuro

Vaticano, 13 aprile: Papa Francesco celebra la Messa del Crisma (L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

Leggendo con attenzione l’omelia di Papa Francesco nella Messa del Crisma, meraviglioso annuncio della gioia del Vangelo, mi è tornato alla mente un incontro sacerdotale di una trentina di anni fa, nel quale era relatore un teologo moralista molto severo. Chi preparò la nota da pubblicare sul settimanale diocesano, inviò anche una foto del relatore nel pieno della sua dissertazione, con un volto di una grande severità. Sul lato posteriore della foto aveva scritto a matita: “Sorgerà ancora il sole sulla faccia della terra?”. Il commento mi sembrò azzeccato: la morale evangelica era presentata come un qualcosa di apocalittico, che non lascia speranza ai malvagi peccatori.
Ben diverso il messaggio di Francesco, che annuncia “la gioia del Vangelo”: Gesù infatti, sottolinea il papa, “porta il lieto annuncio ai poveri”, anche ai poveri peccatori; un lieto annuncio che è contagioso, che cambia la vita, che ridona speranza, che dona misericordia.
Il messaggio dato da papa Francesco ai preti di Roma e di tutto il mondo è indicazione di vita sacerdotale, di stile pastorale, di metodologia evangelizzatrice: “Al pari di Gesù, il sacerdote rende gioioso l’annuncio con tutta la sua persona… rende gioioso l’annuncio con tutto il suo essere”. La gioia deve stare anzitutto nell’essere proprio del sacerdote, per poi manifestarsi in tutta la sua opera sacerdotale.

Cristo porta gioia perché annuncia amore: questo devono fare coloro che, da lui consacrati con l’unzione sacerdotale, intendono comunicare il suo messaggio di liberazione dal peccato. Non si può annunciare la gioia dell’amore di Dio con il volto scuro.

Quanto sono lontani da questo insegnamento papale i tempi nei quali la catechesi sulla legge di Dio era basata anzitutto sulla minaccia del castigo, sull’annuncio delle pene dell’inferno. Il messaggio di Francesco non è quello della paura dell’inferno e dei suoi eterni castighi, ma quello della gioia del paradiso e della sua eterna salvezza che ci è donata proprio da Gesù. Il Vangelo è “unzione”, olio che cura i traumi e le ferite degli uomini, per portarli in alto, nella pienezza dell’amore del Signore.
La “verità” di Dio è sempre anzitutto “misericordia” e, di conseguenza, genera “gioia”. Verità, misericordia e gioia sono le “tre grazie del Vangelo”, “che nessuno cerchi di separare”, perché il Vangelo è sempre, anzitutto e soprattutto “Verità, Misericordia e Gioia: tutte e tre insieme”. Come la gioia generata dal miracolo delle nozze di Cana; come la misericordia annunciata dalla brocca d’acqua che la Samaritana ha messo a disposizione di Gesù perché bevesse, ottenendo di essere lei dissetata dal suo divino amore che libera dal peccato; come “l’otre immenso del cuore trafitto del Signore”.
Per i sacerdoti l’insegnamento di Francesco in questa Messa Crismale si trasforma in indicazione immediata per vivere la propria opera evangelizzatrice: “Concreta, tenera e umile: così l’evangelizzazione sarà gioiosa”, perché “non può essere rigida l’integrità della verità, perché la verità si è fatta carne”. Per questo “non può essere presuntuosa l’evangelizzazione” perché, mentre evangelizza, il sacerdote sa di essere lui stesso evangelizzato dal Signore Gesù.
Al stesso tempo le parole del papa sono indicazione di un modo di essere e di vivere il ministero:

essere preti della gioia, perché non si può essere tristi o duri quando si annuncia l’amore supremo e invincibile di Dio che è Padre;

che, come il padre del figliol prodigo di cui narra la parabola, sta sempre là, giorno e notte, sul punto più alto della casa a scrutare l’orizzonte in attesa del ritorno del figlio, per poterlo abbracciare ancora prima che egli possa tentare la sua confessione e la sua richiesta di perdono.

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