Giornata missionaria 2016: il messaggio di Papa Francesco in Thailandia

“Chiesa missionaria, testimone di misericordia”: è il tema scelto da Papa Francesco - nell’anno giubilare - per la 90ª Giornata missionaria mondiale, che verrà celebrata domenica 23 ottobre. Proprio per la celebrazione di questa Giornata, il mese di ottobre è ormai considerato “mese missionario”, con un’attenzione particolare quindi alle missioni. A fare da sfondo alle varie iniziative è il messaggio del Papa per questo appuntamento. Un testo che, dal momento della pubblicazione (15 maggio 2016), ha “viaggiato” verso i diversi Paesi del mondo. Ecco cosa succede, di solito, in Thailandia

Il messaggio del Papa in occasione della Giornata missionaria mondiale arriva in Thailandia con un certo ritardo, quasi a ridosso della ricorrenza. Noi missionari, abituati a elaborare su questo testo riflessioni, poster, schede di lavoro e piccoli percorsi di formazione, ci troviamo spesso spiazzati dalla sua tardiva diffusione. Cercare “colpevoli” risulterebbe ingiusto. Vi sono alcune ragioni che, comunque sia, non vorrebbero fungere da giustificazione.

La lingua. Come tutti sanno, le lingue in cui viene tradotto il testo sono solo alcune. Tra queste non vi sono molte lingue minori, come il thailandese. In Thailandia la traduzione richiede tempo e persone che comprendano almeno una delle lingue in cui è pubblicato e che sappia tradurre i concetti in thai. Non si trova a ogni angolo. I cattolici sono un numero ristretto e le competenze sono limitate. Religiosi, sacerdoti e laici fanno quel che possono per superare lo scoglio linguistico (e questo vale per tutta l’abbondante produzione della Chiesa: Concilio Vaticano II, Bibbia, libri liturgici, piani pastorali, Encicliche…). Ogni documento ufficiale in Thailandia arriva con un fortissimo ritardo.

La tiratura e la diffusione. I cattolici in Thailandia sono lo 0,5% della popolazione, molti di loro sono membri di gruppi etnici con altre lingue e dialetti. La stampa di materiale religioso richiede una accurata valutazione e strategia per non sprecare le poche risorse disponibili. Non entro in merito poi alle problematiche di diffusione: molti villaggi non sono raggiungibili durante la stagione delle piogge (giugno-ottobre) e in alcuni casi sono visitati dagli agenti di pastorale solo mensilmente o trimestralmente. Per onestà dovremmo anche dire che i cristiani di molte etnie non comprendono il thailandese e va aggiunta la reticenza istintiva dei thailandesi in genere alla lettura.

Il contenuto. Il modo di pensare thailandese – come un po’ di tutta l’Asia – non “mastica” concetti astratti ma ragiona con fatti concreti. La traduzione di certi testi risulta complessa e incomprensibile alla maggioranza. Così spesso si lavora con brevi sintesi, scegliendo i passaggi più semplici e concreti.

Missione in Thailandia La cultura. Uno degli obiettivi della Giornata è fare partecipi tutti gli uomini di buona volontà dell’impegno di diffondere i valori evangelici vissuti e insegnati da Gesù come elementi del Regno di Dio. Allargare i confini della fraternità e della solidarietà non risulta facile se consideriamo il ristretto orizzonte in cui la popolazione è stata mantenuta. E questo a causa del suo isolamento storico, del sistema educativo e delle peculiari caratteristiche culturali della Thailandia.
Nonostante queste vulnerabilità, il lavoro di traduzione, diffusione e utilizzo del messaggio è da apprezzare e incoraggiare. La stessa costituzione dell’Asean, comunità dei 10 Paesi del Sud-Est asiatico, iniziata nel gennaio 2015, spinge i thailandesi a guardare fuori dal proprio confine e muove le comunità cattoliche a conoscere e affezionarsi alle vicende straniere.

Personalmente, nel leggere il messaggio per la Giornata 2016, sento la necessità di approfondire il significato dell’espressione iniziale: “Guardare alla missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale”. Sicuramente una delle finalità della missione ad gentes è quella di “uscire” e “portare il messaggio di tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana”. Il significato classico del mandato missionario, quello cioè di “prendersi cura di quanti non conoscono il Vangelo” e fare in modo che “tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore del Signore” resta intatto, senza sconti. Ma vale la pena aggiungere che

la misericordia e la tenerezza di Dio non sono solo un tema da trasmettere ma prima di tutto uno stile di relazione.

Che la missione sia un’opera di misericordia (magari da aggiungere alle altre 14) significa che l’uscire, l’andare incontro all’altro, il costruire un dialogo di amicizia e “simpatia” con ogni prossimo, il farsi prossimo all’emarginato, il condividere qualcosa di concreto con chi ha difficoltà… tutto ciò non è solamente un’idea da diffondere ma

è già messaggio, è già Verbo che feconda la Chiesa e la storia, è già Regno di Dio in progressione.

Missionari in Thailandia La partenza fisica di persone, la disponibilità a condividere una parte o tutta la vita per il sogno di Dio (Missio Dei), il gesto generoso di donare risorse economiche e materiali sono “opera di misericordia”, sono missione.

Certamente l’unica missione della Chiesa si esprime e si traduce in tante “missioni”, tante forme e metodi a seconda del contesto e delle circostanze: annuncio esplicito, testimonianza silenziosa, dialogo interreligioso, preghiera e contemplazione, impegno per la promozione umana, per la pace o per la salvaguardia del creato, inculturazione… ma all’inizio del suo essere “la Chiesa è la comunità che vive della misericordia di Cristo… e da questo amore trae lo stile del suo mandato, vive di esso e lo fa conoscere alle genti”.

(*) sacerdote “fidei donum” della diocesi di Padova in Thailandia

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