L’opinione del territorio

La situazione in Italia e nel mondo, la visita di Papa Francesco a Lampedusa, la Gmg: gli editoriali delle testate cattoliche

La situazione in Italia e nel mondo, la visita di Papa Francesco a Lampedusa, la Gmg di Rio de Janeiro, la morte di Margherita Hack… Sono alcuni degli argomenti di cui parlano gli editoriali dei settimanali diocesani aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) in uscita in questi giorni. Ne proponiamo una rassegna tra quelli giunti in redazione.

La situazione socio-politica italiana. “In questo momento di crisi la società civile deve far sentire la sua voce”. Molti editoriali anche questa settimana si concentrano sulla situazione socio-politica italiana. Per Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), “di fronte a fenomeni economici che investono pressoché tutti i Paesi occidentali – calo dei consumi e degli investimenti, concorrenza dei Paesi emergenti, disoccupazione – l’Italia è il Paese che sta pagando più degli altri”. Se a ciò si aggiunge la crisi dei partiti, “in queste condizioni risulta sempre più necessario che le forze sane del Paese – movimenti, associazioni e singoli cittadini – facciano sentire, democraticamente, la loro voce. Ora, prima che sia troppo tardi”. Secondo l’Ora del Salento (Lecce), “la crescente disaffezione della gente verso la politica e il suo stratificato apparato è la silenziosa ma inappellabile condanna dei privilegi di cui godono”. Per Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “il vero problema dell’Italia” è “l’incapacità di dare vita a un serio processo di cambiamento”. Ma c’è chi guarda con più ottimismo alla situazione attuale. “Un miliardo e mezzo ha portato a casa Enrico Letta dal summit europeo della scorsa settimana. È il salvagente lanciato al mondo del lavoro per tenerlo a galla”, osserva Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), sottolineando che “quelle poche gocce hanno un grande valore simbolico. L’Europa ha finalmente incominciato a interrogarsi sul dramma del lavoro e a prendere qualche provvedimento. Ancora una volta il presidente Napolitano lo ha rilevato, mentre da tante parti si sottolineava la pochezza del risultato o addirittura s’ironizzava sul presunto successo del premier italiano a Bruxelles che in realtà sarebbe stato trattato come un pezzente cui è stata fatta un’elemosina”.

Brasile, Turchia, Usa. Al centro degli editoriali ci sono anche alcune notizie dal mondo. Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), riflette sulle manifestazioni in Brasile e Turchia: “Non una protesta ideologica, né tantomeno politica o di rivendicazione salariale. È come se la gente avesse capito che l’aumento del reddito non produce vera libertà e vera democrazia se non è accompagnato dalla crescente disponibilità di alcuni ‘beni comuni’ irrinunciabili, senza i quali i diritti individuali rimangono solo una pura enunciazione di principio. La vera qualità e prospettiva di vita dipende dall’istruzione, dalla sanità, dalla salubrità dell’ambiente e del lavoro”. Con il Portico (Cagliari) ci trasferiamo negli Usa con un commento sulla sentenza della Corte suprema sul matrimonio: “La famiglia è il luogo in cui i bambini (e i giovani e gli adulti che bambini sono stati) maturano alla presenza di un padre e di una madre. Privare radicalmente i bambini di questo non solo è malevolo ma anche falso rispetto alla verità del nostro essere fatti così: maschio e femmina. In gioco non vi è una scelta politica o il destino di una legge umana, ma la realtà stessa della nostra esistenza. Noi siamo stati generati da due persone di sesso diverso. Il singolo non è il padre di se stesso con una libertà assoluta, ma è generato da due genitori. Ciascuno è un io che proviene da un noi. Il noi dell’unione di una donna e di un uomo. La verità di Dio e dell’uomo è alla base di questo”.

Papa Francesco. Molti editoriali sono dedicati alla visita del Pontefice a Lampedusa e alla pubblicazione della sua prima enciclica “Lumen fidei” (5 luglio). “Papa Bergoglio non è uno che predica e basta. È uno che agisce in prima persona. Incarna il Vangelo in maniera radicale, a cominciare dal suo stesso modo di vivere. Via tutto quello che non serve. Via ciò che ostacola e non avvicina”: lo sottolinea Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), in una nota ripresa anche dal Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio). “‘Per favore’, ricorda spesso, come a voler indicare che non intende imporre nulla a nessuno. Lui si limita alla proposta cristiana, la risposta possibile a una chiamata individuale, quella che Dio pensa per ogni persona – aggiunge Zanotti -. Si fa guidare dallo Spirito, lo stesso che ha illuminato papa Benedetto quando ha preso la difficilissima decisione di lasciare e i cardinali riuniti nel Conclave quando hanno scelto papa Francesco”. Certo, “lo scossone è forte, per tutta la Chiesa e per ognuno di noi”. Anche Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), sottolinea: “Arrivano due doni al pontificato di Papa Francesco da quello del suo predecessore, e da loro a tutti noi: due doni che proprio in questo mese di luglio si esplicano nella loro travolgente freschezza ed efficacia. Ci riferiamo alla Giornata mondiale della gioventù, in programma a fine mese a Rio de Janeiro – che sarà presieduta da Papa Bergoglio ma che era già stata convocata da Papa Ratzinger, il quale ne aveva anche già scritto il messaggio – e all’enciclica ‘Lumen fidei’, resa nota in questo inizio del mese – la prima di Papa Francesco, ma anche l’ultima di Papa Benedetto che ne aveva già indicato il tema e tracciato le linee. Due grandi doni che possiamo ora toccare con mano in forme e modi diversi, traendone beneficio per noi e per tutti”. “L’emigrante Francesco va nella terra dei migranti”, osserva Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), il quale aggiunge: “Papa Francesco, di ritorno nella sua terra d’origine per le scelte della Divina Provvidenza, s’è reso immediatamente conto che l’accoglienza dei diseredati ha portato con sé troppi scricchiolii. Non ha compreso il perché di tanta resistenza, di tante lamentele, del cinismo politico di chi ha abusato del consenso delle paure invece che educarlo. Riguarda l’Italia questa durezza di cuore e l’intera Europa”. Difesa del Popolo (Padova) e Voce del Popolo (Brescia) rilanciano l’editoriale Sir di Carmelo Petrone, direttore dell’Amico del Popolo (Agrigento), sulla visita del Papa a Lampedusa: “L’avere scelto Lampedusa è già un messaggio forte e chiaro per la Chiesa e se, per assurdo, il Papa non dovesse proferire parola basterebbe il semplice fatto di averla scelta e visitata per ricordare alla Chiesa che essa è prolungamento di Cristo nella storia”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), mette in luce un altro aspetto dell’insegnamento di Papa Francesco: “‘La Chiesa ha nome Sinodo’. La frase di san Giovanni Crisostomo non potrebbe essere più espressiva” e “Papa Francesco proprio in questi giorni ha parlato della sinodalità che regola i rapporti fra vescovi e Papa e vescovi fra loro”. Una riflessione diversa è quella di Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Il Sud è porta e cerniera delle culture del Mediterraneo: il luogo dove operare scelte strategiche che rispettino l’ambiente e il Creato. Se il Nord del Paese ha precorso i tempi, costituendo il valido esempio, il Sud potrebbe essere il laboratorio di progettualità dove la prima risorsa è il Creato e con esso, come ha ricordato Papa Francesco, l’uomo inteso come genere umano”.

Giovani e Gmg. Spazio alla Giornata mondiale della gioventù (Rio de Janeiro, 23-28 luglio) in diversi editoriali. Ne parla Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto): “I nostri giovani sono chiamati a maturare la capacità di affrontare situazioni nuove e diverse dal passato, anche più recente. Dovranno maturare un potenziale adeguato di capacità conoscitive e progettualità. Chi conosce l’esperienza religiosa, ha ben chiaro che solo la speranza cristiana può aiutare le nuove generazioni a essere capaci di costruire e orientare il futuro secondo un progetto antropologico e culturale degno di una nuova umanità e valido per ogni latitudine del pianeta”. Anche Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), si occupa dell’incontro in programma a Rio: “Le fonti governative interne della sicurezza assicurano che non ci sarà alcun pericolo per i due milioni di giovani provenienti da tutto il mondo. Il Comitato organizzatore locale della Gmg (Col) è intento a mettere a punto il piano di sicurezza, ma nutre preoccupazione per l’alto tasso di criminalità della città, cui si aggiungono quelle provocate dalle manifestazioni, che con la visita del Papa potrebbero avere una cassa di risonanza mondiale”. Per Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), “la santità affascina ancor oggi i giovani. L’entusiasmo con cui hanno guardato gli ultimi due Papi e ascoltano l’attuale fa capo al fatto che hanno intuito la santità di queste persone. Forse tutto dipende da come noi presentiamo una vita santa”. Pure Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), parla dell’importanza dei modelli: la “ferialità educativa” richiede “pazienza, fermezza, attenzione, ma anche modelli, testimonianze, esempi. E non si tratta di finire bollati come puritani o moralisti. In gioco c’è appunto lo spessore positivo (e non bacchettone) di una vita che abbia la dignità di sentimenti, legami, relazioni… in cui la famiglia sia un valore mai barattabile. A maggior ragione, se ci si sente figli di Dio”. Raccontando l’impegno di Simon Berry, volontario nello Zambia orientale, che ha brevettato un kit per la sopravvivenza che salva la vita a tanti bambini, Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), evidenzia: “Questa storia è per tutti quelli che non lasciano passare giorno senza impegnare le proprie forze perché qualcuno stia meglio del giorno prima”.

La morte di Margherità Hack. Alcuni editoriali ricordano la scomparsa dell’astronoma Margherita Hack, il 28 giugno, a 91 anni. “Una critica che comunque mi sembra giusta è che la Hack ha usato la propria fama di scienziata per dare una patina di ragioni scientifiche a scelte esistenziali del tutto personali e rispettabili come quelle di chiunque. Le sue posizioni religiose o meglio anti-religiose non hanno nulla di scientifico e non sono collegabili con l’astronomia o la fisica”, sostiene Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria). Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), dal canto suo, osserva: “Lo scienziato ateo può fare professione di ateismo, come lo scienziato credente può fare professione di fede religiosa. Né l’uno né l’altro, però, possono fondare queste loro professioni sulla scienza. Possono fondarle sulla ragione”. Quando i due fanno professione del loro ateismo o della loro fede “lo fanno in modo diverso. Il primo non ha motivi razionali per proclamare il proprio ateismo, il secondo ha motivi razionali per proclamare la propria fede. Ambedue non hanno motivi scientifici. Ma il credente ha motivi razionali e l’ateo no. Ecco perché spesso la professione di ateismo da parte dello scienziato ateo diventa ideologia”.

Attualità ecclesiale e cronaca locale. Non mancano negli editoriali l’attualità ecclesiale e la cronaca locale. La Voce Alessandrina (Alessandria) riporta la prima lettera pastorale del vescovo Guido Gallese ai sacerdoti: “Il nostro compito di far diventare sante tutte le persone a noi affidate – scrive il presule – è decisamente sproporzionato alle nostre capacità umane. È una grazia. Se così non fosse vorrebbe dire che della salvezza di Dio non c’è veramente bisogno: basteremmo noi. E così – di fatto – diventeremmo atei”. Di fronte a questo compito, prosegue, “abbiamo una sfida: o ci crediamo, ovvero crediamo che Dio possa effettivamente operare la santificazione del popolo affidato alle nostre cure nonostante tutti i nostri difetti, o cediamo a sottili forme di compromesso per cui impercettibilmente cominciamo a non credere più in alcune pagine del Vangelo, che tralasciamo inconsciamente, cedendo a forme di ateismo strisciante, pur se involontario”. “La lettera mensile del vescovo agli adoratori si conclude sempre con la stessa raccomandazione: ‘Invitiamo altri a far parte di questa meravigliosa famiglia che sta svolgendo un ruolo così importante nella nostra Chiesa’”, ricorda Voce della Vallesina (Jesi). Parlando dell’esperienza degli oratori in diocesi, Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), mette in luce: “La crisi economica (nonostante le rassicurazioni di certi politici) continua a mordere e a mettere in ginocchio tante famiglie. Ma almeno dai nostri oratori arriva un sorriso di speranza”. Commentando alcune vicende negative che hanno avuto per protagonisti alcuni sacerdoti, Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), scrive: “Queste vicende danno comunque sempre degli insegnamenti. La prima è per noi preti: chiamati sempre a non adagiarci nelle nostre fragilità, a non adeguarci al male che c’è nel mondo; la seconda per tutti i cristiani: non interpretate gli errori di qualche prete come errori ‘dei’ preti o, peggio ancora, della Chiesa”. La Guida (Cuneo) propone un paragone singolare: Dio come Pollicino. “Le pietruzze che Dio lascia cadere per portarci a casa sua, qualche volta ben in vista (si pensi ai sacramenti), altre volte nascoste negli anfratti, hanno le forme più varie – si legge sul giornale cuneese -: la brezza del mattino, il sorriso di un amico, l’affettuosità di due innamorati: in esse, i cercatori più motivati leggono chiaramente la carezza di Dio, il Suo sorriso, la Sua tenerezza”.
Dall’attualità ecclesiale alla cronaca locale. L’Eco del Chisone (Pinerolo), denuncia: “La Fiat dimentica Torino”, ricordando l’ingente investimento nel “Corriere della Sera”, contrapposto all’avvio di un nuovo stato di crisi della “Stampa”. “Un dato è certo – constata – la Fiat non guarda a spese per Milano, mentre per Torino segue una politica di austerità”. Padre Riccardo Pola, delegato diocesano per la pastorale del lavoro, sulle pagine del Nuovo Diario Messaggero (Imola), ricorda: “Alcune grandi cooperative imolesi si trovano in difficoltà e si accingono a operare licenziamenti che avranno una ripercussione negativa sull’economia di un territorio relativamente prospero nonostante gli ormai numerosi anni di recessione”. Stefano Malagoli, direttore di Nostro Tempo (Modena), tratta, infine, di un altro tipo di problema che affligge il suo territorio: “Questo territorio non è immune alle infiltrazioni della malavita organizzata e il lavoro di contrasto già iniziato (per fortuna qui non siamo all’anno zero…) deve essere costante e tenace, coinvolgendo tutti i livelli della comunità modenese (da quello investigativo e istituzionale fino alle azioni che la cosiddetta società civile, tutti noi in sostanza, possiamo praticare)”.

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