I treni della morte

Padre Solalinde, minacciato di morte per la difesa dei diritti dei migranti

Sono decine di migliaia i migranti da Guatemala, Honduras, El Salvador che transitano in Messico nel tentativo di arrivare negli Stati Uniti. Vengono rinchiusi in treni merci che caricano fino a 1.500 persone, in condizioni disumane, nascosti sui tetti dei vagoni o aggrappati ai lati dei convogli. Sono vittime di sequestri, torture e stupri da parte del crimine organizzato, che chiede il riscatto ai familiari negli Usa, fino a 7.000 dollari, a volte con la partecipazione o la complicità dei politici e delle forze dell’ordine. Chi non paga viene fatto sparire o ucciso. Anche 107 giornalisti sono stati assassinati perché hanno cercato d’indagare sulle violenze. Non esistono stime ufficiali perché il governo tende a nascondere il fenomeno, ma secondo dati forniti da Amnesty International si pensa che in soli sei mesi, tra il 2008 e il 2009, siano stati rapiti circa 10.000 migranti. Un rapporto del Parlamento messicano rileva che nel 2009 sono stati 750 i migranti morti mentre cercavano di passare la frontiera. Padre Alejandro Solalinde, sacerdote da 38 anni, è direttore del centro rifugiati "Hermanos en el Camino" di Ixtepec, nello Stato di Oaxaca. È stato più volte minacciato di morte per aver difeso i diritti dei migranti. Patrizia Caiffa, per il Sir, lo ha intervistato in una sua breve visita in Italia, durante la quale ha incontrato la Commissione diritti umani del Senato, alcune organizzazioni della società civile e, a titolo privato, il cardinale Giuseppe Bertello, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

Padre Solalinde, perché ha ricevuto minacce di morte? Da chi?
"La situazione dei migranti è sempre più grave perché oramai vengono commesse violenze anche sui difensori dei diritti umani e contro i giornalisti. Negli ultimi due mesi sono stato minacciato sei volte. La polizia messicana, la procura generale della Repubblica e la procura di Oaxaca stanno indagando. Sono minacciato da alcuni politici coinvolti in azioni delittuose, che incaricano i sicari. Sono stato informato che è stato pagato un killer per uccidermi, questo mi ha permesso di sporgere denuncia".

Ha paura?
"Sono un prete e per portare a termine la mia missione non ho paura. Continuerò a confrontarmi con chiunque".

Quanti migranti vengono accolti nel suo centro?
"Negli ultimi tempi stanno aumentando, a causa dell’aggravarsi della povertà in Centro America. Di recente ne sono arrivati 1.500 con uno stesso treno. In questi Paesi la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani e c’è più violenza. La notizia positiva sono le quattro recenti riunioni regionali con i rappresentanti delle Conferenze episcopali del Caribe e del Centro America, Stati Uniti e Canada. Però non basta. Il processo è molto lento e serve con urgenza una risposta, perché la gente continua a fuggire. È un percorso migratorio molto doloroso perché il Messico continua a essere un Paese molto pericoloso e ostile nei confronti dei migranti, soprattutto delle donne: sette su dieci vengono violentate o costrette a prostituirsi".

Come passano le frontiere? E perché li uccidono?
"Arrivano con il treno e in questo modo passano la frontiera. I trafficanti corrompono il macchinista. Poi li fanno scendere, proseguono in camionetta e li portano in luoghi dove vengono picchiati e torturati, per estorcere il numero di telefono dei conoscenti negli Usa. Chiedono il denaro durante le torture. Uccidono quelli che non possono pagare il riscatto, perché sono poveri o non hanno familiari negli Stati Uniti. Li sequestrano con la complicità di politici, poliziotti e agenti di migrazione. Quelli che riescono a pagare, quando vengono liberati e arrivano negli Usa devono lavorare duro un anno o un anno e mezzo per restituire il denaro".

Come fanno a entrare e lavorare negli Usa se non hanno documenti?
"Così come sono entrati in Messico entrano negli Usa. La corruzione è totale anche lì. I cartelli messicani operano anche negli Usa, sequestrano migranti e reclutano sicari, perfino minorenni bilingue. Negli Usa ci sono posti dove si può lavorare anche senza documenti. Ma in Arizona o ad Atlanta, ad esempio, la migrazione è considerata un crimine e il migrante che lavora viene incarcerato".

Il governo messicano cosa fa?
"Non c’è volontà politica, non interessa. C’è molta infiltrazione, molta corruzione. È stato dimostrato che i cartelli del narcotraffico tengono a libro paga dai funzionari di polizia municipale fino agli alti funzionari del governo. Si dice che il 75% dell’apparato sia corrotto, anche nella polizia. Ma se il 1° luglio, con le elezioni, cambierà qualcosa, è possibile che il prossimo governo comincerà a indagare. In questo caso si faranno scoperte sorprendenti. Ci risulta che ci siano fosse comuni clandestine lungo la rotta migratoria della frontiera sud fino alla frontiera con gli Usa, attraverso Chiapas, Oaxaca, Vera Cruz…".

Quale aiuto può venire dall’opinione pubblica europea?
"È importante essere consapevoli di ciò che accade in Messico. Anche in Europa ci sono migranti, bisogna valorizzare le persone, non considerarle come intruse o una minaccia. Le migrazioni sono il prodotto di un sistema neoliberale capitalista che ha fallito. Nessuno potrà fermare i migranti, perché la fame non conosce frontiere, passerà oltre ogni muro. Dobbiamo cercare sistemi alternativi che rispettino le persone per accoglierle e integrarle nelle nostre società. È l’unica strada".

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