Il suo sogno” “

I funerali del presidente dei vescovi turchi ucciso il 3 giugno

Si sono svolti il 7 giugno, nella cattedrale di Iskenderun, i funerali di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno dal suo autista Murat Altun (leggi l’ultima intervista di mons. Padovese al SIR). A presiedere il rito è stato mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo metropolita di Smirne, tra i concelebranti il nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello, mons. Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul, e il coadiutore di Istanbul degli armeni, l’arcivescovo mons. Georges Khazzoum. Presenti, insieme al viceconsole italiano, anche esponenti delle autorità locali, il sindaco, il prefetto e il capo della Polizia. Al rito hanno partecipato anche membri della Caritas Turchia e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, quest’ultimo rappresentato dal portavoce, Thierry Bonaventura. Dopo i funerali la salma è stata trasferita ad Antalya per sbrigare le formalità di rito per il rimpatrio che dovrebbe avvenire nella giornata di mercoledì 10 giugno. Lunedì 14 (ore 10), in Duomo a Milano, si svolgeranno le esequie presiedute dal card. Dionigi Tettamanzi. Il corpo sarà poi tumulato nella tomba di famiglia.

Non abbiate paura. "Non abbiate paura! Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli Apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia. Nessuno riuscirà a spegnere questa fiaccola, poiché essa è sostenuta non solo dai tanti martiri e santi di questi luoghi, dalla Vergine Santissima patrona di questa comunità, ma da oggi, da un angelo in più presso il trono di Dio: il vostro, il nostro vescovo Luigi". È stato l’appello lanciato da mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo metropolita di Smirne, ai fedeli durante funerali. Una morte violenta che, ha detto mons. Franceschini, "ci ha lasciati sgomenti, incapaci di capire come potesse essere accaduta una cosa così orribile, soprattutto nei confronti di un uomo di Chiesa, un vescovo molto amico dei turchi e della Turchia", terra che "si conferma così, ancora una volta, luogo di martirio anche per chi la amava tanto. A noi cristiani questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo possa essere pagata con il sangue". L’arcivescovo di Smirne ha ricordato mons. Padovese come "persona per bene, impegnato negli studi patristici" e nell’ambito della carità. Tra le cose più significative di mons. Padovese, mons. Franceschini ha ricordato "la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, la creazione di un servizio di distribuzione a domicilio di generi alimentari ad oltre 70 famiglie in difficoltà, di cui una sola cristiana, il personale stesso della casa del vescovo, oltre 10 lavoratori, è composto in maggioranza da persone di religione musulmana, la simpatia verso la cultura islamica, le buone relazioni con le autorità civili". E poi ancora "gli aiuti profusi alla popolazione nelle alluvioni a Iskenderun e Batman, l’aiuto costante e generoso alle persone colpite dalla malattia, il contributo determinante per la canalizzazione dell’acqua in alcuni villaggi isolati". "Con lui continueremo a pregare perché su questo Medio Oriente il cielo torni ad essere più sereno e i cuori ritrovino la strada della pace, per una coesistenza armoniosa nella collaborazione per il bene comune. Un sogno di pace che potremo realizzare solo col perdono vicendevole, con la preghiera e col sacrificio".

Fiducia nella giustizia ma… I funerali hanno visto una grande partecipazione di folla, come ha riferito al SIR padre Domenico Bertogli, vicario generale di Anatolia. "Fedeli sono arrivati in bus e mezzi privati da varie parti. Alle esequie erano presenti anche esponenti ortodossi. In questi giorni – ha aggiunto – stiamo ricevendo tanta solidarietà e vicinanza anche dai musulmani". In particolare "il 6 giugno pomeriggio abbiamo ricevuto la visita del ministro della Giustizia turco che è venuto a portare le condoglianze. Un gesto molto apprezzato. Il ministro ci ha ribadito tutto l’impegno per fare piena luce sulla vicenda. Gli abbiamo espresso tutta la nostra fiducia nella giustizia perché faccia chiarezza su questo omicidio e si sgombri il campo da tante congetture e voci". Circa la "rivelazione divina", riferita dall’assassino, che lo avrebbe spinto ad uccidere mons. Padovese, padre Bertogli ha dichiarato che "qui sono in pochi a credere allo squilibrio mentale dell’omicida. La cosa non appare così semplice come si potrebbe pensare. L’omicidio non può essere subito archiviato come opera di uno squilibrato. Un cliché che ricalca quello già visto in altri fatti analoghi". Una convinzione che sembrerebbe supportata da quanto riportato il 7 giugno dall’agenzia del Pime, Asianews, per la quale quello di mons. Padovese sarebbe un omicidio rituale e non il gesto di uno squilibrato. Le ragioni vanno pertanto ricercate nel fanatismo religioso viste anche le modalità con cui è stato eseguito. L’autopsia condotta sul corpo dell’arcivescovo ha rivelato infatti che la vittima sarebbe stata sgozzata. Inoltre testimoni hanno riferito che l’autore avrebbe urlato: "Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!".

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