Quotidiani e periodici” “

Il “summit” euro-americano a Washington del 25 giugno offre ai principali quotidiani internazionali l’occasione di “fare il punto” sui rapporti tra le due “potenze”, dopo la guerra dell’Iraq e le tensioni che continuano a caratterizzare lezione fino a ieri teatro delle operazioni belliche. “Bush spinge l’Europa a tagliare i fondi a Hamas”, è ad esempio il titolo dell’ Herald Tribune (26/6), in cui Joel Brinkley fa notare che, oltre a chiedere all’Unione europea di eliminare ogni sostegno all’organizzazione fondamentalista islamica “responsabile della maggior parte degli attentati suicidi in Israele”, il presidente Bush ha sollecitato i rappresentanti del nostro continente a “prendere comunque posizione contro l’Iran, sospettato di nascondere un programma di armi nucleari – una accusa non accompagnata da prove che il governo iraniano respinge”. Di un certo “acquietamento” euro-americano parlano Patrick Jarreau e Laurent Zecchini su Le Monde (26/6), sottolineando che il summit di Washington “arriva in un momento in cui, dalle due parti dell’Atlantico, la tonalità dominante è l’acquietamento. Poiché hanno litigato molto in occasione della crisi irachena, i dirigenti americani ed europei si comprendono un po’ meglio”. Poi gli autori dell’articolo scendono più nel dettaglio della loro analisi: “L’interdipendenza atlantica, economica e commerciale, ma anche diplomatica – come testimonia l’azione del Quartetto in Medio Oriente -, ha mantenuto il partenariato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Ma c’è dell’altro. Per i dirigenti europei, il tempo di una certa innocenza è finito con gli attentati dell’11 settembre 2001, poi con la guerra in Iraq. Per la soddisfazione di Washington, essi hanno capito che la proliferazione delle armi di distruzione di massa ed il terrorismo ‘globale’ non sono delle finzioni nate dal manicheismo degli americani”. “La terza guerra”: si intitola così un articolo di Bruno Frappat ( La Croix, 24/6), in cui si fa osservare che “la guerra d’Iraq continua su due piani. Prima di tutto, sul terreno: ogni giorno, militari americani soccombono, vittime di operazioni di guerriglia”. Ma “la guerra più dura è quella che si fanno, nell’opinione pubblica, le menzogne e le verità”. Vittorio Parsi, su Avvenire (24/6), definisce alla vigilia quello di Washington “un summit particolarmente significativo”, perché “l’America mostra stavolta di voler trattare l’Ue con il rispetto che si deve a un partner politico-ecomonico che però è anche il suo principale competitore economico-commerciale”.
“Non cercate altrove una vita più comoda”
riprende l’invito del Pontefice ai giovani bosniaci il titolo dell’articolo del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung del 23/06 che parla della visita di Giovanni Paolo II a Banja Luka e ricorda come sia diversa da quella del 1997 a Sarajevo. “Soltanto pochi anni fa sarebbe stata impensabile una visita del capo supremo della Chiesa cattolica qui, ma negli ultimi tempi le relazioni tra le Santa Sede e l’ortodossia serba sono talmente migliorate che già si parla di un possibile viaggio del Papa a Belgrado” e il presidente Marovic, “dopo essere stato ricevuto in udienza dal Papa fa sapere di ‘preoccupazioni costanti’ per i preparativi di un viaggio papale in Serbia e Montenegro”.
“L’affare dell’adesione”
recita un trafiletto sullo stesso quotidiano il 24/06 a proposito delle discussioni sull’ingresso di alcuni Paesi dei Balcani nell’Ue al vertice di Porto Carras; “L’Ue cerca di replicare nei Balcani l’affare che è andato in porto con l’Europa centro orientale: prospettive di ingresso contro riforme”. Ed aggiunge poi che “per riforme nei Balcani occidentali è tuttavia da intendere più dello smantellamento dell’eredità comunista”, per cui “le promesse impegnative dell’Ue al vertice di Proto Carras si riferiscono perciò soltanto all’aiuto finanziario e non ai termini per l’accesso, come si era sperato tra Belgrado e Zagabria”.

“Il destino che Europa non deve eludere” è il titolo dell’articolo di Carlos Nadal su La Vanguardia ( 22/6), in cui si insiste che “l’allargamento della Ue e la Costituzione di cui si doterà costringono ad evitare atti di dispersione come quelli derivati dall’Iraq”. L’autore pensa che “la politica estera è la cenerentola dell’Ue” mentre è questo l’ambito in cui per “l’Unione si gioca la forza o la debolezza della sua presenza nel mondo, la capacità di contribuire a orientarla in accordo o contro il modo di fare che stano imponendo gli Stati Uniti”.—–
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Sir Europa (Italiano)
N.ro assoluto : 1247
N.ro relativo : 47
Data pubblicazione : 27/06/2003

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