“La scelta di Seneca per la seconda prova al liceo classico compensa quella di Caproni – e non certo il miglior Caproni – per la prima prova”. Ad affermarlo è Guido Milanese, docente di Lingua e letteratura latina presso la Facoltà di Scienze linguistiche nelle sedi di Brescia e Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Seneca è un autore molto letto a scuola, frequentemente assegnato alla Maturità negli ultimi anni”, rileva Milanese, aggiungendo che “in particolare l’argomento trattato – il valore della filosofia per la vita – è essenziale non solo per il filosofo romano, ma per tutta la filosofia ellenistica”. Secondo il docente, “il testo non presenta periodi ‘muscolari’ dal punto di vista sintattico” e “la difficoltà è sempre di tipo semantico, e una traduzione vera in italiano presupporrebbe una conoscenza delle tematiche della filosofia ellenistica superiore a quella di un pur serio studente liceale”. Alcuni esempi a riguardo sono la parola “artificium” all’inizio del brano o quando “Seneca scrive che la filosofia actiones regit” o ancora che senza la filosofia “nemo intrepide potest vivere, nemo secure”. “Facile, questo testo?”, chiede Milanese. “Facile, certo, far finta di capire; ma capire sul serio, per nulla facile”, commenta il docente. E così “risorge, come tutti gli anni, il solito problema: perché una traduzione come prova finale?”. Secondo Milanese, “il discorso è stancamente presente da troppo tempo, e si scontra con la paura di cambiare, con le comprensibili preoccupazioni di perdere una prova che ha certamente le sue qualità, con le difficoltà del liceo classico”.