(Bruxelles) Le notevoli differenze del grado di crescita dei Paesi Ue, denunciati dalla Commissione con le previsioni di primavera, si comprendono a fondo analizzando i dati economici Paese per Paese. Gli squilibri principali si misurano con la disoccupazione (ai minimi storici in alcuni Stati, come in Germania, e a livelli fuori controllo in altri, specie nel sud e nell’est europeo) e con i bilanci pubblici (deficit e debito). Ma differenze sostanziali si riscontrano anche per investimenti e consumi privati. Comunque per il 2017 e 2018 nell’Unione nel suo insieme si prevede una crescita del Pil pari all’1,9%. La Germania segna 1,6% per quest’anno e 1,9 nel 2018. L’Italia (che registra una “modesta ripresa”) è il fanalino di coda fra i grandi Paesi Ue, con un modesto 0,9% quest’anno e 1,1 l’anno prossimo. Per la Francia la Commissione Ue indica, per il 2017 e 2018, rispettivamente 1,4 e 1,7%. Il Regno Unito segna 1,8% quest’anno e una discesa all’1,3% nel 2017 in relazione alle implicazioni dei negoziati per il Brexit e al clima di incertezza che si respira a Londra. La Polonia ha ottime performance; 3,5% quest’anno e 3,2 il prossimo anno. Meglio ancora Irlanda (4,0 e poi 3,6%) e Romania (4,3 nel 2017 e 3,7% nel 2018).